La Caponata di Casa Montalbano: Una poesia, una musica per i sensi.

La Caponata è un’opera d’arte culinaria di cui non conosciamo l’autore.

È una fantastica composizione, una poesia che non è stata creata da un solo artista ma da un coro di maestri. È l’eccellente risultato di tante elaborazioni e rivisitazioni a cui, attraverso varie epoche storiche, si è pervenuti. Ancora oggi ha vari interpreti che la preparano con note e tocchi personali e con metodi diversi.

La caponata, quando è fatta bene, senza ombra di dubbio, è prelibatezza, che fa subito venire la voglia e il desiderio di assaggiarla e degustarla. È uno dei meravigliosi piatti, che assieme alla cassata, al cannolo, rappresenta l’identità culinaria dei Siciliani. Viene da molto lontano ed ha avuto una lunga gestazione. È una bella storia di creatività che attraversa diverse epoche e coinvolge tante passioni e sensibilità umane.

Sulle origini del termine Caponata gli studiosi sostengono diverse tesi: Una è quella che fa derivare il termine caponata dal verbo greco “capto-captos” (tagliare), un’altra dalla parola latina “caupona” (taverna), cibo da taverna, luogo di ristoro dove normalmente si fermavano i marinai, per consumare del pesce fresco, verdure condite con miele e vino. È possibile che derivi, per assimilazione fonetica, dalla parola di origine iberica “Caponada”, la dominazione spagnola in Sicilia avrebbe potuto, infatti, contribuire all’affermazione del termine.

Ma la tesi, che ha più sostenitori, è quella che fa derivare il termine caponata da “Capone”, (chiamato anche Lampuga), un pesce dalla carne pregiata ed asciutta, che veniva accompagnato con verdure varie e condito con salsa agrodolce, importata dall’Asia dagli Arabi in Europa.

Senza dubbio la formazione del prodotto e la definizione del termine caponata, si plasma con il contribuito di tutti i popoli: Greci, Romani, Arabi, Normanni, Svevi, Francesi, Spagnoli, che, nelle varie epoche storiche, hanno dominato la Sicilia. Popoli che hanno lasciato la loro impronta non solo nella civiltà dell’isola, nell’arte, nell’architettura, nella lingua, nella letteratura, nel costume ma che hanno anche fortemente influenzato e arricchito il nostro già ricco patrimonio culinario; in effetti le nostre tradizioni gastronomiche, le nostre odierne abitudini alimentari sono legate profondamente alle diverse dominazioni.

Nel XVII secolo, la pietanza, diffusa in tutto il Mediterraneo viene consumata come piatto unico di pesce fresco, verdure e pane, conditi con miele, aceto, vino.
A partire dal 1800 la caponata, preparata con il pesce capone, con varie verdure e salsa all’agrodolce viene servita, sontuosamente, dai Monzù, come un ricco piatto tipico, ai pranzi dell’aristocrazia baronale siciliana. Nello stesso periodo i ceti popolari, che non hanno le possibilità economiche di comprare il pesce, nelle loro cucine lo sostituiscono con la melanzana fritta. La pietanza si evolve, cambia di stato e, da sontuoso piatto aristocratico e baronale, diventa un piatto popolare che utilizza e valorizza le verdure del territorio.

Così come spesso avviene il popolo, trasformando una ricetta originaria, per ragioni economico sociali, riesce a creare con umili ortaggi di stagione, sorprendentemente, un nuovo piatto dai gusti e dai profumi inconfondibili, un nuovo prodotto di successo, in grado di conquistare sempre più consumatori.

E così il poeta:

LA CAPUNATA DI LI PUVUREDDI

Me nanna, fimmina di pusa, allittrata,
mi cuntava chi si chiama capunata,
picchì, a li tempi di principi e baruni,
si cunzava cu pezzi di pisci di capuni.


Ma strata facennu, ‘nta ebbichi luntani,
addivintau ‘n giniusu piattu di staciuni,
la capunata di li puvureddi, di li viddani,
canciannu lu capuni cu frischi milinciani.


E accussì, pi li festi, era vera divuzzioni,
‘mmitari li parenti di settima ginirazioni,
riunirisi ‘nta lu bagliu, pi ridiri e scialari
ma la capunata nun putia mai mancari.


Me nanna, sbarrachiannu li vavaredda,
si mittia a livari la nivura cammisedda,
po’ affiddava nica, fina fina, la cipudda,
e la ‘ngranciava cu l’ogliu ‘nta padedda.


L’allungava cu la sarsa di pumadamuri,
e doppu ci jiuncia, pi darici chiù sapuri,
chiappara, accia, po’ l’acitu, lu zuccaru,
pi fari arricriari e allianari lu balataru.

Anonimo Ingegnere

Nella seconda metà dell’800 è così nota che la famiglia palermitana dei Pensabene, nel 1869, comincia a produrla in una piccola fabbrica in corso Tukory a Palermo, in maniera industriale conservandola, per la prima volta, in una nota scatoletta di latta realizzata e saldata a mano ed esportata in diverse parti del mondo e soprattutto in America dove è apprezzata in modo speciale dai nostri emigrati, che possono ritrovare e soddisfare con un pizzico di malinconia i sapori ed i profumi della cucina dei loro padri che avevano dovuto lasciare alla ricerca di fortuna.

Come la caponata, molti dei cibi e dei dolci che, oggi, prepariamo, come le sarde a beccafico, le panelle di ceci, la parmigiana di melanzane, hanno povere origini, sono stati inventati dai ceti popolari.

E questa ricetta popolare, tramandata da generazione in generazione, fatta con melanzane, sedano, cipolla, olive verdi,basilico, capperi, salsa di pomodoro, olio, sale, pepe, salsa all’agrodolce, diventa la ricetta madre, che arriva fino a noi e che con svariate rielaborazioni si trova sulle nostre tavole. Conosciuta in tutto il mondo come piatto tipico della cucina siciliana è anche stata inserita tra le P.A.T. del Ministero Politiche Agricole. Perché il “rispetto delle tradizioni e l’esperienza nella produzione contribuiscono a diffondere ed a mantenere alto il nome della Cucina Siciliana nel mondo”

Nella nostra meravigliosa isola, oggi, non c’è famiglia siciliana che non custodisca la propria ricetta di caponata, rivisitata secondo le tradizioni familiari e locali ; esistono, infatti, diverse versioni, quella palermitana, simile a quella classica, e quella catanese che aggiunge i peperoni, i pinoli, quella trapanese con mandorle tostate, quella agrigentina, quelle degli emigrati siciliani, che vivono in tutte le parti del mondo.

Casa Montalbano custodisce la propria ricetta di famiglia e pur non scostandosi dalla tradizione produce con passione ed amore la sua speciale caponata di melanzane dalle caratteristiche particolari ed uniche che la differenziano da tutte quelle che si trovano in commercio. Preferisce produrla in estate, perché in questa stagione le melanzane e le altre verdure sono di miglior qualità. Le lavora sempre fresche e provenienti da un territorio sano, pulito e da aziende selezionate che offrono al consumatore, in virtù dei loro corretti mezzi e tecniche colturali prodotti non trattati ed ecosostenibili.
A kilometro zero. Sempre made in Sicily

Con le sue esperte maestranze crea una caponata inconfondibile, una vera composizione poetica di arte culinaria. Facendo tesoro della loro lunga esperienza, i collaboratori di Casa Montalbano scelgono con accuratezza e con attenzione le melanzane ben sode e molto compatte nella polpa e tutti gli altri ingredienti, che puliscono e lavano nella lavatrice automatica con acqua abbondante. Danno, poi, inizio alla fase di taglio, ed a quella di frittura, fatta esclusivamente in olio Extra Vergine di Oliva.
Dopo passano alla fase di assemblaggio di tutti gli ingredienti. Aggiungono la salsa di pomodoro e bagnano il tutto con salsa agrodolce. Verificano il gusto e se necessario correggono lo zucchero, l’aceto, il sale, il pepe. Alla fine delle varie fasi di lavorazione si accertano che la massa abbia raggiunto il suo equilibrio ed armonia di sapori e profumi. Controllano il PH, importantissima operazione che attiene alla salubrità della caponata e della salute del consumatore. (Le conserve se non sono fatte correttamente sono a rischio botulino). Dopo questa attenta verifica si passa all’imbottigliamento ed infine all’etichettatura ed al confezionamento in cartoni da 12 pezzi.

La grande cucina è fantasia, creatività che ognuno interpreta con la propria sensibilità e talento, con il suo tocco, con le proprie tecniche

Per produrre una buona ed eccellente caponata, secondo la più classica tradizione siciliana di alta qualità e senza conservanti, Casa Montalbano s’impegna con tanta seria sensibilità. Nelle varie fasi produttive agisce con ordine, pulizia, con metodi di lavorazione, già ben sperimentati, con alto senso di responsabilità, tenendo presente innanzitutto la qualità e la salubrità del prodotto.

Con queste virtù creative, con questi accorgimenti, con la scelta di ottime materie prime, con corretti ed evoluti metodi di lavorazione con la propria sensibilità gustativa, Casa Montalbano, riesce a creare così, con una composizione di verdure ed ortaggi, appunto la sua caponata, che con una punta di orgoglio può affermare, (basta provarla e degustarla), che è una vera opera d’arte culinaria .

La caponata, oggi, utilizzata come antipasto o contorno a tavola a pranzo o a cena è sempre una pietanza molto apprezzata anche in diverse occasioni della vita sociale, nelle riunioni, negli eventi importanti nelle feste. A tavola, bella a vedersi per la sua ricca varietà di colori, è un paradiso di inebrianti profumi e sapori che fa vibrare tutti i sensi, che suscita immense emozioni e profonde soddisfazioni, un vero godimento per gli occhi, per il naso e la gola e per la salute, un piatto ricco e perfetto anche per vegetariani e vegani.

La caponata di Casa Montalbano prodotta e conservata in un elegante vasetto di vetro, arricchito da una raffinata etichetta può essere il pensiero gentile anche da regalare ad amici e parenti in occasione di un invito a cena o nelle feste, con la certezza di fare sempre, una bella figura e di portare un regalo gradito e capace di stimolare piacere e soddisfazione in chi lo riceve.

La nostra caponata ed i nostri prodotti si possono comprare direttamente in azienda, presso i negozi convenzionati o tramite il nostro sito web.

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